5 tipologie di content curation

5 tipi di content curation

La cura dei contenuti è una pratica molto diffusa all’interno di una content strategy e del marketing online più in generale, ma può essere utilizzata nel piccolo anche dagli appassionati che vogliono tenere monitorati specifici argomenti.

La necessità di dover cambiare un apparecchio tecnologico, ad esempio, potrebbe farci diventare dei piccoli esperti qualora la nostra ricerca non si limitasse solo al prezzo e ai distributori, ma comprendesse anche le caratteristiche dei singoli componenti, le differenze tra i materiali impiegati, la compatibilità con altri sistemi operati, eccetera.


Collezionare informazioni accresce nel tempo le nostre competenze sulla materia rendendoci agli occhi degli altri autorevoli in un determinato settore.

 Questo è solo uno dei vantaggi portato dalla content curation; un altro è attirare traffico al proprio sito o blog.

Tuttavia con l’enorme produzione quotidiana di materiali non sempre di qualità, può risultare difficile individuare contenuti di valore. La content curation è diventata una “tecnica scientifica”, nonostante non esista un modo univoco per curare i contenuti.

Alla base della cura dei contenuti ci sono le attività di ricerca, filtraggio e rielaborazione ai fini di produrre materiale che risulti arricchito rispetto all’originale.

Quest’ultima fase è molto importante perché stando alle regole della SEO i contenuti duplicati vengono penalizzati dall’algoritmo di Google. Chi produce contenuti con finalità professionale deve assicurarsi che sia mantenuto il valore SEO di ciò che distribuisce, previa la penalizzazione o addirittura il “ban” del sito o del blog.

5 tipi di content curation

In questo articolo di Moz.com, popolare sito e software che tratta di Inbound Marketing e SEO, sono state riprese le cinque tipologie di content curation:

  1. aggregazione;
  2. distillazione;
  3. elevazione;
  4. mashup;
  5. cronologia.

L’aggregazione è citata come la tipologia più diffusa e consiste nel raccogliere contenuti esistenti, pertinenti a un determinato argomento, in un unico “luogo”. Per realizzare questo tipo di attività possiamo usare molti strumenti online gratuiti.

La distillazione consiste nell’estrarre tra tutti i contenuti di un determinato argomento il concetto determinante. In questa catalogazione rientrano i migliori casi di content curation.

L’elevazione si verifica quando il curatore del contenuto identifica una tendenza o fa emergere un’intuizione dalla massa di riflessioni quotidiane.

Fare mashup prevede di fondere contenuti diversi su un argomento per creare un nuovo punto di vista originale rispetto agli stessi.

La cronologia, che potrebbe essere definita anche come contenuto storiografico, di solito consiste nel presentare una successione di informazioni per mostrare l’evoluzione di un particolare argomento nel tempo.

Come si curano i contenuti

Il primo passo è sicuramente raccogliere tutti i dati presenti online sull’argomento che vogliamo curare. Per farlo possiamo usare keyword specifiche e scandagliare la rete attraverso Google, i social media (ad esempio con l’uso degli hashtag) e i siti e i blog, selezionando quelli più interessanti.

 Alcuni tool per la content curation 

Questa operazione può essere agevolata da alcuni strumenti come:

Buzzsumo, utile per vedere sia i propri contenuti di successo sia per trovare gli argomenti più condivisi online e quindi individuare gli influencer del settore. Simili sono anche Talkwalker e Augure.

Una volta trovati i contenuti, selezioniamo quelli che riteniamo più idonei. Spesso ci dimentichiamo che oltre a quelli testuali e visuali (qui una selezione di risorse visuali gratuite che potrebbero esserti utili) esistono svariati tipi di contenuti. In questa infografica realizzata da Blogspot, addirittura ne sono elencate più 40!

44 tipi di contenuti
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 Produzione dei contenuti

Gli strumenti a disposizione dei content editor o curatori di contenuti sono moltissimi sia nella versione gratuita sia a pagamento. Suggerisco una breve lista di quelli che uso più frequentemente perché ritengo essere quelli più completi a livello di piattaforma e performanti su determinati tipi di contenuti (per esempio le immagini). Inoltre, la maggior parte viene usata regolarmente dai marketer e dagli addetti ai lavori che hanno potuto dare un contributo significativo allo sviluppo degli stessi, utilizzandoli quotidianamente nel loro lavoro.

Scoop.it è probabilmente la migliore piattaforma per fare content curation al momento. Oltre a essere utile anche come generatore di SEO, Scoop.it consente di avere un proprio profilo dove curare con semplicità i contenuti. Recentemente ha inoltre aggiornato il proprio motore interno (SSE – Smart Suggestion Engine) per rendere ancora più semplice la ricerca di temi rilevanti attraverso l’uso di keyword e tag. Se ancora non lo hai fatto, ti consiglio di creare subito il tuo account gratuito su Scoop.it.

Hootsuite che è molto utile per la gestione dei principali profili social e la programmazione dei post, può rivelarsi d’aiuto anche per rintracciare influencer e svolgere attività di ricerca su determinati argomenti. L’applicazione proprietaria Hootlet consente inoltre di ricondividere contenuti trovati in rete attraverso il bottone installato sulla barra del browser, come estensione, senza dover uscire dalla navigazione.

Differenze tra Hootsuite e Scoop.it

In questo articolo traccio le differenze tra le due piattaforme per la cura dei contenuti che spesso sono erroneamente confuse!

Pinterest che si sta rivelando un valido tool per fare marketing con le immagini è anche una miniera di contenuti censiti in categorie attraverso cui è possibile navigare senza limiti.

Adesso tocca a te!

Hai già avviato una strategia di content marketing? Se sì, quale delle tipologie elencate usi più di frequente? Conoscevi già gli strumenti che ho consigliato? Se vuoi suggerirne altri, ti invito a lasciare un commento!

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