L’intelligenza artificiale distruggerà i social?

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L’Intelligenza Artificiale (AI) è sempre più presente nelle nostre vite, sia personali che professionali. Ed è inevitabile interrogarci su quale impatto avrà anche su uno dei luoghi digitali che frequentiamo quotidianamente, i social media.
In questo articolo, esploro i possibili effetti che l’AI potrebbe avere sulle nostre interazioni online, sul modo in cui ci connettiamo, comunichiamo e interagiamo sulla rete.

Già da tempo le piattaforme social utilizzano l’Intelligenza Artificiale (AI) per creare modelli di apprendimento automatico dai dati raccolti dagli utenti, ad esempio, per personalizzare i contenuti mostrati e/o controllare e rimuovere quelli inappropriati. Ma anche per classificare le inserzioni allo scopo di mostrarle alle persone interessate. 

In seguito ai cambiamenti introdotti dalla regolamentazione sulla Privacy, Facebook ha sviluppato una suite di strumenti automatizzati, Meta Advantage, per aiutare gli investitori a creare campagne pubblicitarie più performanti tramite dati predittivi e aggregati elaborati dall’intelligenza artificiale.

Intelligenza-artificiale-e-Facebook

Ed è notizia di questi giorni che presto Meta lancerà un assistente virtuale su Facebook, Messenger, Instagram e Whatsapp per guidare le ricerche degli utenti tramite dispositivi come occhiali e bracciali.

Meta AI in Messaging Apps Carousel

Quindi, perché l’intelligenza artificiale dovrebbe distruggere i social network se essi stessi se ne nutrono e ne traggono profitto?

L’ampia disponibilità di strumenti basati sull’AI generativa, sicuramente più economici delle agenzie per la produzione di contenuti originali, spingerà brand e marketer a impiegarli nella propria comunicazione, anche in quella sui social. 

L’uso massiccio di questa tecnologia potrebbe alla lunga portare a un appiattirsi dei risultati che risulterebbero tutti simili tra loro e privi di autenticità. Foto e video generati dall’intelligenza artificiale, come avatar AI che sincronizzano il labiale e i gesti del corpo al testo inserito dall’operatore, oltre ai rischi reali di diffusione di deepfake e notizie false allo scopo di danneggiare la privacy e la reputazione delle persone e/o di manipolare l’opinione pubblica, potrebbero confondere e disorientare gli utenti.

Molte aziende potrebbero inoltre avvalersi di falsi influencer per pubblicare immagini e reel di luoghi inesistenti ed esperienze mai vissute allo scopo di promuovere prodotti, proprio come avviene oggi attraverso i content creator in carne e ossa.
In più, utenti fake appositamente creati per generare coinvolgimento su questi contenuti saranno in grado di commentare e mettere like ai post e video falsi, evenienza che già accade anche oggi. In questo scenario, i consumatori potrebbero avvertire scarsa credibilità e autenticità da parte del brand e allontanarsi.

Su questi aspetti, la stessa OpenAI, l’azienda che ha creato ChatGPT, ha dichiarato di voler combattere i temi della disinformazione e del plagio, introducendo politiche per l’uso responsabile e sicuro del bot. Mentre Meta, allo scopo di distinguere la realtà dalle immagini create con i propri strumenti di intelligenza artificiale, ha iniziato a inserire un watermark di riconoscimento.

Tuttavia, questo potrebbe non essere sufficiente.

I social sarebbero privati della loro funzione originale, cioè quella di mettere in contatto le persone e di condividere esperienze reali, da cui hanno già da tempo iniziato a prendere le distanze. Gli utenti da soggetti protagonisti della piattaforma diverrebbero meri spettatori, mentre i rischi più allarmanti sarebbero per i minori, non più in grado di distinguere il vero dal generato.

Complessivamente, l’adozione diffusa dell’IA generativa potrebbe portare a un cambiamento radicale dell’influencer marketing e del ruolo odierno dei content creator, oltre che delle agenzie di comunicazione. Quindi dell’attuale sistema di intrattenimento di cui fruiamo attraverso i social.

Il contenuto stesso perderebbe di senso in quanto creato in modo artificiale e replicabile all’infinito. Il rischio si estenderebbe pertanto alle aziende, desiderose di dialogare con il proprio pubblico ma non più in grado di essere autentiche e originali nel messaggio.

Avrai notato che in questo articolo ho usato molti verbi al condizionale, in quanto la distruzione dei social media e di altri ecosistemi, come l’industria degli influencer che per prima ne gode i benefici, da parte dell’intelligenza artificiale, è uno scenario che ho immaginato per un futuro prossimo.

Ovviamente, l’IA porta anche molti benefici per consumatori, aziende e professionisti, ad esempio nella creazione di una strategia email con ChatGPT e/o nell’ottimizzazione SEO sempre con ChatGPT.

Secondo te sto esagerando o ci sono rischi tangibili che questo scenario accada davvero? Fammelo sapere nei commenti! Inoltre, condividi l’articolo se ti è piaciuto e iscriviti alla mia newsletter.

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