Linee guida per non finire nello spam

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Dal primo febbraio 2024, Google introdurrà nuove regole email per limitare lo spam verso le caselle @gmail.com, comprese quelle di lavoro e di scuola su Workspace, e @googlemail.com.

Chi fa invii massivi “bulk mail” verso questi account dovrà apportare alcune importanti modifiche se non vorrà incorrere in problemi di consegna, deliverability.

Nelle prossime righe vediamo quali sono questi cambiamenti, chi riguardano e come prepararsi per tempo.

In generale, però, l’articolo illustra come mantenere alto il tasso di deliverability utilizzando le migliori pratiche di invio delle proprie newsletter, per evitare di finire nello spam.

Deliverability cos’è

La deliverability indica l’abilità dei messaggi email di arrivare nella casella della posta in arrivo, “Inbox”, e non nello spam, ed è condizionata da alcuni fattori quali:

  • coinvolgimento degli iscritti sui contenuti inviati
  • IP e reputazione del dominio che spedisce
  • la presenza o meno dell’account del mittente in una block list
  • autenticazione email.

Per migliorare la deliverability puoi configurare i record DNS del tuo dominio per predisporre un sistema di autenticazione che dimostri che il tuo mittente è autorizzato e legittimato a spedire posta elettronica. Saranno i server che eseguiranno i controlli e confermeranno l’autenticazione per la consegna delle email.

Tale configurazione si ottiene attraverso alcuni protocolli quali DKIM, SPF e DMARC, di cui parleremo più avanti.

Spam cos’è

Tutti ne parlano ma in concreto di che si tratta? Questo fenomeno ha afflitto da sempre il canale email ma anche gli altri media digitali non ne sono esclusi.

In senso lato, lo spam è inteso come comunicazione non richiesta, quasi sempre a scopo promozionale. Tuttavia, può riguardare anche messaggi diffusi in mail e/o tramite web e mobile contenenti virus, malware e altro con l’intento di truffare il malcapitato – messaggi di spoofing e phishing – o danneggiare i suoi dispositivi. 

In ambito email marketing, lo spam viene assimilato con la posta indesiderata.

Come dimostra la statistica di Statista, nel 2014 i volumi di spam riguardavano il 70% delle mail inviate. Le organizzazioni internazionali hanno lavorato per combatterlo, ad esempio attraverso la normativa CAN-SPAM. Negli anni è sceso sotto la soglia del 50% ma solo con l’ingresso del GDPR per poi risalire dopo il 2018.

Volumi di Spam globale - Statista

Volumi di Spam globale – Statista

Anche Google, insieme ad altri client di posta elettronica, nel 2016 aveva eliminato la possibilità di fare invii massivi tramite un account personale.

Gmail e lo spam

Se un tempo la preoccupazione dei brand era quella di finire con le proprie newsletter nella cartella di Spam, da quando Google ha introdotto la possibilità di gestire la casella Gmail organizzandola in cartelle, lo spauracchio principale è diventato il tab Promozioni.

Questa organizzazione della posta consente di raccogliere le iscrizioni separandole dalla posta in arrivo. Il fraintendimento che c’è sempre stato da parte degli utenti, anche verificato dai sondaggi eseguiti sul mio gruppo Email Marketing Efficace, è che in questo spazio finissero le comunicazioni indesiderate.

Tab Promozioni Gmail sondaggio 239x350 1

Risultati del sondaggio sul gruppo Email Efficace

Al contrario, se le iscrizioni vengono in modo opportuno smistate in Promozioni, molto spesso nella posta principale arrivano mail da parte di mittenti non richiesti. 

Per contrastare il fenomeno sempre più in crescita, Google aveva introdotto la possibilità di bloccare la ricezione non richiesta sia segnalando il mittente come spammer sia cliccando su  “Annulla iscrizione”.

Gmail Annulla istruzione

Ora però si è fatto un ulteriore passo in avanti.

Cosa fare per non finire nello spam

1 – spedisci le mail solo a chi ne ha fatto richiesta

2 – evita di raccogliere i contatti in modo inappropriato utilizzando, ad esempio, database ereditati, liste vecchie di anni e mai ripulite 

3 – abilita la doppia conferma all’iscrizione così da allontanare iscrizioni indesiderate da parte di bot, competitor e utenti “opportunistici” che utilizzano una mail secondaria poco letta per iscriversi ai servizi e scaricare risorse gratuite

4 – rendi semplice la disiscrizione. Molti brand hanno reso complicato il processo di disiscrizione dalle loro newsletter per scoraggiare gli iscritti a cancellarsi. In genere questa è una pessima idea per varie ragioni. 

5 – evita l’abuso di parole o frasi “spammose” come Gratis! o Compra ora!, oltre all’uso abbondante di punteggiatura e caratteri speciali in particolare su un’unica riga del testo, parole e frasi scritte tutte in maiuscolo

6 -evita di inviare email di sole immagini che non presentano un contenuto reale da scansionare e collegamenti accorciati tramite servizi di shortner link in quanto mascherano la loro destinazione.

Vediamo adesso quali sono i nuovi requisiti richiesti da Google per gli invii verso account Gmail.

Nuove disposizioni Google in tema di Spam 

Iniziamo con il dire che la novità riguarderà tutti i mittenti ma che, per coloro che fanno invii superiori alle 5.000 mail giornaliere, i requisiti sono ancora più stringenti.

Anche Yahoo mail seguirà le stesse linee guida senza indicazione sui limiti di soglia dei volumi spediti.

Nel post ufficiale, Google suggerisce di: 

  • raccogliere sempre il consenso dei destinatari. Se l’acquisto dei database fin da prima dell’ingresso del GDPR era una pratica dubbia, ora è da scoraggiare senza altra ombra di dubbio
  • utilizzare un processo di iscrizione a doppia conferma, double-optin, e uno di disiscrizione semplice, con un clic
  • configurare sempre i metodi SPF, DKIM e DMARC per ogni dominio che spedisce.

Il DKIM – DomainKeys Identified Mail è un protocollo di autenticazione che aggiunge una firma digitale a ogni messaggio inviato mentre i record SPF indicano quali indirizzi IP sono autorizzati a inviare email per conto di quel dominio.

Il DMARC è un framework che aiuta gli amministratori di posta a impedire agli hacker e ad altri aggressori di falsificare la loro identità e il loro dominio.

Inoltre, Google e Yahoo:

forniscono un apposito url da inserire nell’header delle newsletter per consentire l’opt-out, disiscrizione, anche dalla lista prevista dai due client di posta.

Precisano che sarà mantenuta la deliverability per quei mittenti che presentano un tasso di disiscrizione inferiore allo 0,3%, suggerendo come percentuale ideale lo 0,10.

Consigliano di impostare il protocollo ARC – Authenticated Received Chain per i domini che inoltrano regolarmente le e-mail in quanto è utile a identificare il mittente che “passa” per altri intermediari come, appunto, nel caso dell’opzione “inoltra”.

Un’altra pratica suggerita da Google è quella di ottenere un indirizzo IP statico per le proprie newsletter e un altro per i transazionali, e di evitare di configurare il mittente in modo che sembri Gmail.

Se vuoi approfondire, qui trovi le linee guida di Google.

Alcuni di questi servizi possono essere a pagamento, è quindi opportuno contattare il proprio ESP per verificarlo e, dopo attenta valutazione, procedere con la configurazione.

Abbiamo tempo entro il primo febbraio per l’adeguamento, quindi perché non iniziare subito?

Che ne pensi di queste nuove linee guida? Credi che ridurranno lo spam nelle caselle Gmail e Yahoo?

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